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Questo libro ha due sole distinte parti, come se tutti i sentimenti e azioni umane si potessero compendiare in due contenitori, all'interno dei quali gli elementi vitali si atteggiano in teatrali sfumature. "Eros" e "Maleros". Sembra una semplificazione, ma è estrema lucidità. Non sono soltanto il bene e il male, né l'amore e il disamore. Eros è qui una infinita scala verticale di categorie spirituali, morali, emotive e sensoriali; ed è anche un paesaggio orizzontale di relazioni personali e implicazioni sociali. Maleros non è Tanatos. Non è affatto l'istinto di morte; non è l'Avversario: è sempre Eros, ma malato, che ha male, che produce male. Non il Male. Valeva la pena, anzi era necessario creare questo neologismo. Alle due sezioni, dunque, corrispondono due facce, due atteggiamenti mentali, due movenze dell'esistere: Argentina e Maria. Argentina, infatti, firma una sorta di prologo in versi alla sezione "Eros" con il non casuale primo verso: "Si può giocare con le parole?"; Maria un'altra, e di tutt'altri toni, alla "Maleros" con il non meno indicativo: "Solo un cuore d'inchiostro, ero io".